“Sono dovuti passare quasi 50 anni perché la Chiesa arrivasse a riconoscere che il servizio reso da tanti uomini e donne con il loro impegno catechistico costituisce realmente un ministero peculiare per la crescita della comunità cristiana”.
Per accedere al ministero saranno necessari dei requisiti. Primo fra tutti, quello della dimensione vocazionale a servire la Chiesa dove il vescovo lo ritiene più qualificante.
Le Diocesi dovranno poi provvedere perché i futuri catechisti e catechiste abbiano una solida preparazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi.
Spiega mons. Fisichella che “non ci si improvvisa catechisti, perché l’impegno di trasmettere la fede, oltre alla conoscenza dei contenuti, richiede il prioritario incontro personale con il Signore”. Chi svolge il ministero di catechista “sa che parla a nome della Chiesa e trasmette la fede della Chiesa”. Questa responsabilità non è delegabile, ma investe ognuno in prima persona. Questo servizio, comunque, dovrà essere vissuto in maniera ‘secolare’ senza cadere in forme di clericalismo che appannano la vera identità del ministero”.