Emozioni, infanzia e adolescenza

Secondo incontro di formazione per tutti i catechisti

Sabato 13 maggio, presso il centro pastorale don Onorio Rocca a Sant’Agnello, si è svolto il secondo incontro di incontro e formazione offerto a tutti i catechisti della Diocesi e promosso dall’Ufficio Catechistico: Emozioni, infanzia e adolescenza, aiutati dalla dottoressa Michela Pensavalli. 
In modo preciso la relatrice ci ha accompagnato nella comprensione (o almeno alla presa in carico) di alcune dinamiche legate alle emozioni, nei periodi dell’infanzia e dell’adolescenza.

Oggi siamo tutti connessi, ma paradossalmente soli e confusi. I bambini rischiano di essere travolti da una vita oltremodo digitalizzata, dove la precocità di approccio e utilizzo dei mezzi digitali ha fatto sì che essi facciano fatica a decodificare l’emotività che in loro si sviluppa. Ciò provoca un vuoto di senso, che i ragazzi provano a colmare richiudendosi nel silenzio o catapultandosi in attitudini comportamentali estreme, fino oltre il limite della percezione sensoriale.

Perché non manifestano il loro malessere aprendosi agli adulti? Sempre di più i ragazzi non si fidano del sistema adulto temendo di disattendere le aspettative genitoriali e spesso subendone le proiezioni. Il corpo diventa megafono e manifesto di questo stadio fluido e indistinto accentuato da quanto abbiamo vissuto in pandemia.

Oggi riscontriamo da parte dei ragazzi:

  • ambiguità, anche sessuale
  • narcisismo: fanno difficoltà a sviluppare legami, con una spiccata problematica identitaria. Non chiediamo ai nostri ragazzi di essere troppo performanti. Cerchiamo di creare la “cultura dell’errore”: sbagliare è umano.
  • velocità: i bambini sono ipercinetici. Essi sono sottoposti a pressioni terribili. Vince chi riesce a fare meglio nel minor tempo. Così facendo non permettiamo loro lo sviluppo maturo emotivo. Non li lasciamo ragionare. I bambini hanno bisogno di spazi di meta riflessione e di tempo

Per i nostri ragazzi non disdegniamo relazioni che non siano on life, ma facciamo attenzione alla loro vita on line, senza ingerenze. Anche il mondo virtuale è abitato da persone, che bisogna rispettare.

Educhiamo alle emozioni, curando la fiducia in loro stessi. Narrando loro i nostri successi impattiamo sulla loro autostima. Occorre l’elogio del fallimento e la condivisione anche delle nostre fragilità.

I sentimenti dei nostri ragazzi non sono i nostri sentimenti. Insegniamo loro ad accettare che non si può piacere a tutti e lasciamoli convivere con i problemi senza dargli istantaneamente soluzioni. Lasciamoli agire, impareranno il problem solving. Consentiamo loro di trovarsi davanti gli inciampi della vita, non li sostituiamo, invadendo campi. È la loro vita, non la nostra.

Rendiamoli responsabili percorrendo con loro la difficile arte della maturità affettiva. Educhiamoli all’arte, alla continuità, all’empatia…non tutto è perduto e se anche questo mondo ci sembra essere diventato troppo difficile da essere abitato, è pur sempre l’unico che abbiamo! Attrezziamoci a viverci, senza facilonerie approssimative e ricordando che «Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano».

di Maria Esposito

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