Oltre le parole, la psicologia ci ha insegnato da tempo che la comunicazione verbale non è l’unica comunicazione che esista, c’è una parte invisibile, silenziosa, oltre la parole. E va cercata!
Questa parte invisibile è stata un po’ il filo che ha legato i due giorni di formazione per i catechisti della diocesi; la richiamava suor Veronica nel suo intervento parlando delle persone con disabilità e di come è facile che oltre una certa soglia di età diventino invisibili, e come al contrario, con non poca fatica, la Chiesa sta iniziando a pensare ad un progetto di accompagnamento per la vita e non solo per l’iniziazione cristiana. Le facevano corposamente eco Maria Giovanna e Matilde, responsabili della pastorale delle persone con disabilità della diocesi di Caserta, che hanno con delicatezza torniato le parole introduttive di suor Veronica, dando forma e contenuto alla tematica.
Nel secondo giorno, la dott.ssa Restelli della Scuola Holden – per noi ormai semplicemente Margherita – ci parlava di quella parte bambina invisibile che dentro di noi è rimasta da qualche parte, spesso sepolta dai gravami della vita da adulti e a cui non diamo più voce né ascolto. Infine il nostro vescovo Francesco ci ricordava come in queste parti invisibili c’è Dio stesso, l’invisibile per eccellenza, che va cercato proprio come se fosse un piccolo, proprio nei piccoli, fuori e dentro di noi. Insomma, occorre cercare e ricercare.
Le occasioni formative diocesane hanno sempre più l’idea di essere quella spinta necessaria al volo, e allo stesso tempo anche un’attrezzatura di base – e non solo – per poter mantenersi in alta quota e non scadere in un orizzonte piatto che spesso sterilizza ogni agire della Chiesa.
Il convegno catechisti quest’anno ha offerto il 21 e 22 febbraio l’occasione per guardare in maniera incarnata ma anche tecnica, alle disabilità, alle persone con disabilità congenite o acquisite, e alla generale disabilità che un po’ tutti abbiamo sviluppato per mancanza di esercizio, del narrare e ascoltare storie.
Dinanzi a persone con disabilità bisogna avere gli strumenti più adeguati per raccontare, e allo stesso tempo durante il periodo di catechesi occorrerebbe attrezzarsi per rendere abili i piccoli – e magari anche le famiglie – ad ascoltare storie, parole, la Parola, così da inserirli sempre più partecipativamente nella celebrazione eucaristica.
L’anno giubilare ci ha dato anche l’occasione di vivere un piccolo pellegrinaggio alla basilica di sant’Antonino, un momento intenso di preghiera e raccoglimento attorno alla figura del patrono, nella visita alla chiesa, nell’ascolto in cripta di un breve momento di catechesi, nel dono di un seme luminoso, di una parola, della misericordia di Dio.
L’affezione a queste occasioni diocesane cresce negli anni, e di questo siamo lieti, la cura dei contenuti, degli ospiti e di ogni singolo dettaglio lascia trasparire non solo tutto il lavoro di preparazione, ma anche uno stile ecclesiale di cura di chi si ha davanti da non trattare in maniera dozzinale. Questo, la gente, lo nota.
Oltre le parole è la via che ha percorso il Verbo incarnato, ci auguriamo che sia sempre di più la via della Chiesa.